Saturday, November 18, 2006

I nostri primi 40 anni - Ottobre 2000

Nel sistemare appunti sparsi nel computer ho ritrovato questa lettera, mai più spedita, che avevo abbozzato nell'anno 2000 e avrei voluto inviare al maggior numero di voi.


Mi sembra molto attuale pur essendo passati altri 6 anni (ma come passano 'sti anni!), per cui senza nessun aggiornamento la trasferisco sul sito, se qualcuno avesse la bontà e la pazienza di leggerla.

Fabio Procacciante


Roma, ottobre 2000

Caro compagno di classe della sezione H,

un mattino di 40 anni fa, nel giardino-palestra del Giulio Cesare il destino, utilizzando la voce di un professore che chiamava in monotona successione un elenco di nomi e cognomi, mise insieme gli entusiasmi, gli ardori, i desideri, i progetti, le speranze, le aspirazioni, le ambizioni, le fantasie, le illusioni, i sogni, la curiosità, le ansie e le preoccupazioni di un gruppo di quattordicenni, che andarono a formare una classe di studenti, per seguire i corsi del IV ginnasio, sezione H, presso la sede distaccata di via Novara.


Quel mattino, agitandosi dentro di noi, più o meno consapevolmente, tali stati d’animo, ognuno si recò in Corso Trieste per intraprendere una fantastica, entusiasmante ed irripetibile avventura, della quale solo in seguito avrebbe apprezzato l’inestimabile valore.


Gli intensi sentimenti provati in quel periodo della nostra esistenza, uniti alle emozioni forti scaturite dalle stesse vicissitudini scolastiche, oltre a “tatooare” in maniera indelebile le nostre anime hanno costituito un collante che ci ha unito, chi più e chi meno, ma tutti in maniera duratura. Quei cinque anni, vissuti sempre in quella classe, o anche solo in parte, come nel caso mio, di Vitti e di qualcun’altro, sono stati comunque un imprinting che ci accompagnerà per sempre.


E' stato Angelo Codispoti a ricordarmi che l’evento si svolse nel mese di ottobre del 1960, che erano trascorsi 40 anni e la ricorrenza non poteva passare sotto silenzio, senza neanche un festeggiamento. Un motivo in più per raccogliere la proposta di un festeggiamento è che il suggerimento partiva proprio da chi non ha mai troppo gradito gli incontri sociali e che in tali circostanze trova sempre un pretesto per non parteciparvi.


Il festeggiamento è stato comunque ufficialmente varato la sera del 6 ottobre 2000, durante una cena con mia moglie Angela, Maria Grazia Di Giacomo e Vitti Caronia. Vitti inizialmente era contrario perché riteneva che rincontrare i compagni di scuola era un po’ come mangiare una "minestra riscaldata" ma poi si è convinto che la riunione poteva avere un senso. Anche Angela non era particolarmente entusiasta. Per lei si sarebbe trattato di incontrare diverse persone, molte conosciute, altre di cui aveva solo sentito parlare, altre completamente ignote, più o meno simpatiche, più o meno interessanti. Appunto un evento sociale e poco più.


Ma per noi è un'altra cosa. Quel giorno corrisponde all'inizio di un quinquennio, probabilmente il più fervido e pregnante della nostra esistenza. In cui entrammo fanciulli, sia nel fisico che nello spirito e ne uscimmo adulti. In cui le gioie e le disperazioni furono forse tra le più intense mai provate. Per uno di noi, per Paolo Alianello, la disperazione prevalse su tutto.


Un quinquennio durante il quale la vita si è andata gradualmente dischiudendo davanti a noi, acquisendo contorni netti e proponendoci scelte di portata fondamentale. Ma anche un periodo di spensieratezza, di divertimenti, di piccole o grandi trasgressioni, di entusiasmanti esperienze, di eccitanti turbamenti. Mai più tante cose si sono così tanto concentrate in uno stesso arco di tempo per incidere tanto profondamente dentro di noi.


Non è facile sintetizzare quel magico periodo della nostra esistenza senza tralasciare le diverse sfumature con cui esso ha inciso in ognuno di noi dove, tra l’altro, hanno giocato tensioni affettive del tutto personali così come le ripercussioni dell’andamento scolastico. Se qualcuno volesse aggiungere qualche ulteriore pennellata a questo dipinto, da me solo abbozzato, non esiti a farlo. Sarà gradito ogni contributo, in prosa o in versi, fotografico o documentale, di riflessioni profonde o anche di semplici ricordi o inedite rivelazioni: raccoglieremo tutte le testimonianze che vorrete inviare e cercheremo di farne una "vulgata" ad uso dei posteri. I nostri figli sapranno cosa facevano i loro genitori durante gli anni che precedettero il loro concepimento.


Durante la cena non ho espresso tutti questi pensieri, ma il ricordo di quel periodo, che Vitti ha definito "la nostra età dell'oro", mi ha procurato una evidente commozione, che ho trasmesso anche agli altri. Grazia aveva ascoltato in silenzio ed anche lei, che non è una patita festaiola, disse che non vedeva motivi per non festeggiare la ricorrenza. Da quel momento il progetto di rincontrarci è diventato una sfida.


Con alcuni di noi ci incontriamo abitualmente. Con molti altri ci incontrammo il 18 giugno di 12 anni fa in occasione di un raduno a casa mia. Vi presero parte, molti con relativi coniugi, ricordati in rigoroso ordine alfabetico (come nel registro di classe): Piero Andreussi, detto "Jan Valjan", che venne da Milano per l'occasione ed i suoi genitori Chibili (al secolo Genesio) ed Alberica, storici estimatori e sostenitori della nostra classe; Pier Giorgio Berardi, l'unico che riconoscerei senza esitare, anche se il tempo l'avesse completamente trasformato, solo sentendogli sillabare il suo nome, così ricco di errrre; Vitti Caronia, anch'egli da Milano per l'occasione che in seguito avrebbe poeticamente narrato in un libro gli anni della sua adolescenza (è un bel libro da leggere!); Silvia Catasta di cui ho vivo il ricordo dei suoi amici georgiani gran bevitori; Ivana Cellucci ed Enrica Colazza, che spero siano ancora in stretta amicizia; Antonietta Cazora cui, se Vitti è d'accordo, racconterei i dettagli di un certo goliardico episodio che si svolse nell’androne del suo palazzo. E poi c'era il suggeritore dell'attuale sfida nonchè promotore degli incontri dopo scuola in una panchina di villa Paganini, Angelo Codispoti, la cui barba foltissima era ancora tutta nera; e poi Franca Curzi, Cicci Gandolfo, M. Grazia Di Giacomo cui mi lega un'affettuosa amicizia ed un continuo e reciproco scambio di tante confidenze; Pino Mercuri detto il Duca, che venne da Ascoli Piceno con i suoi racconti affabulatori, non solo per noi grandi ma anche per i più piccini, cui avrebbe dedicato un libro di favole (molto divertente, da leggere); Carlo Miliardi che ho casualmente incontrato sere fa; Francesco Mini del quale pochissimi conoscono la sua nuova casa e di cui qualche volta incontro il padre ultraottantacinquenne; Renato Piccione con il quale abbiamo ormai dismesso gli incontri di poker, pur mantenendo vivo lo stimolo di incontrarci per qualunque altro gioco; Massimo Prampolini, mio immediato predecessore nell'appello, amico storico, entrambi colleghi pentiti d'ingegneria, ed ora in tutt'altre faccende affaccendati, che ad ogni incontro, meno frequenti che in passato, ci accomiatiamo col proposito di rivederci presto, senza mai darvi seguito ed Alberto Tocci, patito motociclista, più spesso motorinista, grande "spiralizzatore" per gli amici, che se aspettiamo che finisca il restauro di una sua moto d'epoca, la cena non la faremo mai. In quell'occasione Angelo Bellussi mi chiese di venire col figlio Marco. Pensai che Marco si sarebbe trovato a disagio e fuori luogo e lo sconsigliai. Non venne neanche Angelo e questo ancora mi rammarica.


Ma quella riunione di 12 anni prima aveva uno spirito diverso. Eravamo tutti ancora un pò rampanti e l'incontro poteva prestarsi a qualche forma di confronto e di competizione. Ora non più, il tempo avrà sicuramente smussato le intemperanze giovanili e lasciato spazio alla saggezza, consentendo di recuperare l'originaria ed incontaminata affettività.
La volta precedente, almeno all'inizio eravamo tutti un po’ circospetti. Poi le ore trascorsero spensieratamente e ci intrattenemmo fino a tardi. Qualche anno dopo ci siamo ritrovati da Alberto, eravamo meno della volta precedente, era ancora vivente Matilde Panier-Bagat ed il Duca ci ha incantato fino a notte fonda con la sua chitarra. Non ci provi questa volta a venire senza, perchè comunque gliene faremo trovare una a disposizione.


Ora la sfida è di riunire tutti noi dell'altra volta, più tutti quelli che non c'erano. Speriamo di non imbatterci in qualche dolorosa mancanza. Lo spirito deve essere di totale deregulation. Ognuno venga come vuole e con chi vuole. Saranno ben accetti i single, gli accoppiati, i separati, i divorziati e i vedovi. Ma anche i pensionati dal momento che Piero lo è ormai da quasi un anno. Saranno altrettanto graditi i coniugi, i compagni, gli amanti e le concubine (pur non mancando i concubini, che nella nostra cultura trovano poco spazio, ma che hanno piena dignità in qualche limitata società extraeuropea). Troveranno pieno accoglimento gli appartenenti a qualunque credo religioso, confraternita o setta, ma anche gli atei e gli agnostici. Altrettanto graditi i genitori (purtroppo pochi), i figli e i parenti di qualunque grado. E se proprio non saprete dove lasciarli, vedremo di ospitare anche i vostri animali (che comunque mangeranno per conto loro).


Messi da parte sentimentalismi senili e rimembranze, passiamo all’organizzazione. Questa si articolerà in varie fasi. La prima consisterà nel far pervenire a tutti questa missiva. Per farlo bisognerà cercare i recapiti, poi ritrovare i dispersi, raccogliere dei brevi curricula e stendere la vulgata. Successivamente fissare la data e preparare la cena. Nomino subito, a loro insaputa, il comitato organizzatore nelle persone di Angelo Codispoti, Vitti Caronia, M. Grazia Di Giacomo.


(la data definitiva della cena sarà quella che raccoglierà i maggiori consensi. Per la sede, fino a 30 persone potrebbe essere casa mia (naturalmente posti in piedi); oltre questo numero bisognerebbe incontrarci altrove).

Un affettuoso saluto ed un arrivederci presto,

Fabio Procacciante